La sua figura è stata molto controversa nel tempo, come quella di tutti i grandi e rari maestri spirituali, a causa della sua estrema trasparenza in relazione ai poteri precostituiti. Ha lottato fino all’ultimo per portare il suo messaggio di verità anche se negli ultimi anni è stato ostacolato dal sistema nel diffondere il suo prezioso lavoro. E’ l’unico Maestro a dichiarare il suo avvelenamento procurato dal governo americano e dai fondamentalisti cristiani. Poco prima di lasciare il corpo dichiarò: “Ciò che è vero sopravviverà perché non ha tempo. Sarò contemporaneo tra un secolo”. Libero da qualsiasi appartenenza – religiosa, culturale, politica, etnica – non ha lasciato nulla di intentato per richiamare altri esseri umani alla piena responsabilità di se stessi e al vero destino cui tutti siamo chiamati, proprio come specie che si pone come il punto culmine in cui l’universo prende coscienza di sé. Molte volte è stato chiesto a Osho perché non scrivesse un’autobiografia, o almeno non rilasciasse una serie di interviste in modo che qualcuno altro potesse ricostruire la biografia. Egli liquidava queste domande con un gesto della mano e con queste parole: “Sono importanti le verità senza tempo non i ritagli di giornale che mettiamo insieme e chiamiamo storia.”
Sosteneva anche che la sua biografia andava ricercata nell’insieme della sua opera, nelle centinaia di libri in cui erano raccolti i suoi discorsi e nella vita della gente il cui cuore aveva toccato. Alla domanda chi sei? Osho risponde: “sono semplicemente me stesso, non un profeta, non un messia, non un Cristo. Un semplice essere umano… proprio come te!” “Beh non proprio!” risponde l’intervistatore.
“È vero… Non proprio! Tu sei ancora addormentato… Ma questa non è una gran differenza. Un giorno anch’io ero addormentato; un giorno tu riuscirai a risvegliarti. Puoi risvegliarti in questo momento, nessuno lo sta impedendo. Per cui la differenza è insignificante.”
Osho ha spiegato che questo nome con cui vuole essere ricordato deriva da “Oceanico” (pronunciato osheanic, in inglese). Questo termine, coniato dal filosofo inglese William James, è stato usato per indicare l’esperienza del “dissolversi nell’oceano dell’esistenza”, comune alle varie forme di esperienza religiosa. “Ma oceanico descrive solo l’esperienza” ha spiegato. “Come definire colui che fa quell’esperienza della vita? Per definirlo usiamo il termine ‘Osho'”. Un suono, dunque, che evoca forti echi nel nostro essere, più che una figura storica… così Osho ha voluto essere ricordato da quanti traggono ispirazione e alimento dalla sua visione, quasi a testimoniare che la ricerca del vero e l’evoluzione della consapevolezza, trascendono la vita del singolo individuo, appartenendo all’esistenza dell’uomo in quanto tale, nei secoli.
Osho ha affermato: “Io non faccio parte di alcun movimento. Il mio operare è qualcosa di eterno che sta accadendo da quando il primo uomo apparve sulla Terra e continuerà fino all’ultimo uomo. Non è un movimento, è l’essenza stessa dell’evoluzione: io sono parte dell’eterna evoluzione dell’uomo. Cercare la verità non è cosa nuova né vecchia. La ricerca del proprio essere non ha nulla a che fare con il tempo. Potrei non esserci più, ma ciò che sto facendo continuerebbe. Nessuno ne è il fondatore, nessuno ne è il leader, è un fenomeno immenso! Molti illuminati sono apparsi, hanno dato il loro contributo e sono scomparsi, ma il loro contributo ha condotto l’umanità un po’ più in alto, l’ha resa un po’ migliore, un po’ più umana. Essi hanno lasciato il mondo un po’ più bello di come l’avevano trovato”.
L’invito che ci fa Osho è quello di traghettare verso l’Uomo nuovo, Zorba il Buddha così lo definisce lui. Colui che è una sintesi tra l’Oriente e l’Occidente, un uomo capace di restare fortemente radicato alla terra godendo pienamente e totalmente di ciò che l’esistenza ci offre senza repressioni e senza rinunce e capace di spiccare il volo e di estendere i nostri rami verso il cielo sconfinato. Ci invita ad essere e a stare nel mondo, contrariamente a ciò che è stato fatto fino ad oggi con le religione imperanti e la cultura attuale che ha spinto le persone a fuggire, sia fisicamente che simbolicamente dalle proprie ombre e dalle proprie pulsioni perché condannate e relegate nei meandri oscuri dell’inconscio. Tutto ciò ha dato vita all’oscuramento e all’avvelenamento della consapevolezza, producendo rabbia e paura, violenza e conflitti, guerre e stragi come risultato estremo di questo sonno profondo. Osho ci invita a stare nel mondo ma a non essere del mondo, restando svegli, presenti, centrati, non identificati con l’esterno.
Il suo richiamo ci vuole condurre al centro di noi stessi, alla connessione con il tutto e con quel silenzio che appaga e da cui nasce la vita. Soltanto allora potremo sbocciare come un fiore e portare la nostra unica fragranza nel mondo.